Migliaia di agricoltori italiani e della Campania aderenti a Cia Agricoltori Italiani hanno manifestato oggi a Roma per chiedere al Governo di rimettere al centro l’impresa agricola e il suo reddito.
Questo l’obiettivo della mobilitazione generale per tutelare il futuro dei produttori agricoli di fronte alle grandi emergenze e alle sfide globali che toccano il settore primario e il Paese intero.
Alla manifestazione ha partecipato anche una foltissima delegazione di Cia Campania, con il suo presidente regionale di Cia Raffaele Amore (nella foto a dx con il direttore Cia Campania, Mario Grasso), al quale abbiamo chiesto il significato di questa presenza.
Presidente, migliaia di agricoltori napoletani in piazza a Roma: qual è il Paese che volete?
“Gli agricoltori vogliono un Paese forte, solidale e coeso e non è possibile declinare questi tre aggettivi prescindendo dalla tutela del reddito degli agricoltori che con l’emergenza Covid prima e -con le conseguenze della guerra in Ucraina poi- hanno dimostrato quanto sia importante e strategico il ruolo delle imprese agricole nel tessuto sociale e produttivo del Paese: nonostante questo, nessuno sembra più occuparsi degli agricoltori, oggi più che mai al centro di una sfrenata concorrenza estera, dalle commodity come grano e olio d’oliva, fino ai prodotti di eccellenze dell’ortofrutta”.
Prodotti della terra sempre più salati per i consumatori, ma gli agricoltori sono sempre più poveri. Perché?
“Non passa giorno che non vi siano nuove norme da osservare per l’agricoltore, ora l’Europa è pronta a chiederci il dimezzamento dell’utilizzo dei fitofarmaci entro il 2030,ma ogni giorno aumentano i costi delle imprese agricole, dai fertilizzanti ai carburanti. E sui nostri mercati arrivano prodotti primari da Paesi sempre più lontani, di qualità sempre più dubbia e senza controlli adeguati: è il caso del grano duro giunto dalla Turchia a prezzi da saldo che ha fatto crollare le quotazioni del prodotto di qualità italiano e i redditi dei cerealicoltori. Dopo di che i prezzi al consumo del prodotto finito, in questo caso la pasta, sono oggetto di infinite intermediazioni, che lucrano sulle tasche dei consumatori dopo aver tagliato i ricavi degli agricoltori italiani. Siamo scesi in piazza anche per protestare contro tutto questo, che avviene in tutte le principali filiere agroalimentari”.
Al centro del vostro programma il reddito delle imprese agricole quindi, cosa proponete?
“Servono risposte certe innanzitutto e risorse per affrontare i problemi che attanagliano le aziende. Chiediamo un impegno forte del governo sugli strumenti per affrontare le crisi di mercato e la concorrenza estera sleale, sul come riportare trasparenza nelle filiere, per una riforma del mercato del lavoro agricolo che ci consenta di individuare più agevolmente le figure professionali di cui abbiamo bisogno. E poi servono piani specifici per la rinascita delle aree interne, il contrasto alla fauna selvatica, le risorse idriche. Ma occorre anche rilanciare la lotta contro il consumo di suolo e per il reimpiego di almeno 3,5 milioni di ettari che oggi in Italia potrebbero essere oggetto di sostegno della Pac, ma che vengono tenuti fermi: urge un’azione forte del Governo in questa direzione, per poter continuare a parlare di sicurezza alimentare e sovranità alimentare nel concreto”.