La stazione ferroviaria è da sempre, nell’immaginario collettivo, un crogiolo di esperienze, avventure ed emozioni per l’essere umano.
Concepita come luogo di partenza e arrivo per eccellenza, la stazione dei treni è diventata col tempo il set ideale cinematografico, dai Fratelli Lumière col primo film in assoluto della Storia del Cinema, passando per tanti capolavori del cinema muto, in bianco e nero e fino al sonoro e al colore.
Senza dimenticare l’apporto che la musica e la letteratura hanno dato sul tema.
Del resto Terminal di Steven Spielberg o Il favoloso mondo di Amélie, quest’ultimo con la sua storia ambientata anche e soprattutto nelle Gare (stazioni) di Parigi, hanno ragione di esistere solo nell’elemento stazione.
E proprio ispirandosi al termine francese, e al suo fondatore ingegner Bayard, che da un anno La Gare, ristorante pizzeria situato a via Plinio, a due passi dagli scavi di Pompei, offre uno speciale viaggio nel tempo e nei sapori.
Quello nel tempo consente di entrare nell’area della pensilina antistante la vecchia facciata neoclassica della stazione, voluta da Re Ferdinando II dei Borbone, e realizzata appunto da Bayard per i lavori della tratta ferroviaria Napoli – Nocera del 1844, successivi al primato continentale europeo della Napoli -Portici del 1839.
Una stazione dismessa solo negli anni ’60 del Novecento, dopo più di un secolo di attività, che ha visto passare la locomotiva della Storia dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, fino alla Repubblica.
Questo viaggio nel tempo permette di ammirare, oltre le antiche porte della sala d’attesa, il lavoro degli chef nelle cucine e del forno per pizza sempre all’opera, tra antichi infissi, stipiti e architravi ancora incastonati nel tufo grigio con cui fu edificata la stazione.
C’è persino un antico arredo ligneo riscoperto quasi per caso durante i lavori di restauro e rifacimento, oltre a un telefono d’epoca e alla targa storica di Pompei Scavi, e il soffitto ricorda quasi i solchi dei binari nella sua composizione di ferro e ghisa, materiali usati entrambi per tutte le decorazioni interne.
Il giusto omaggio alle vie del ferro (gli chemin de fer) della Prima Rivoluzione Industriale europea.
Il viaggio nei sapori affonda invece le radici nella tradizione più antica e genuina di Napoli, quella che dai mangiafoglia e dai Monsù (i cuochi francesi chiamati a corte) porta fino alla cucina borbonica.
Per l’occasione del suo primo compleanno, venuto a cadere a ridosso della Festa nazionale della Repubblica, La Gare ha pensato bene a un doppio percorso degustativo di mare e di terra per i suoi ospiti, comprensivo di antipasti, primi, secondi e dessert.
Ognuno di essi concepito come una fermata in stazione sul menu.
Così come sulla carta dei vini si ripercorrono le tappe dell’antica ferrovia che a Torre Annunziata si divideva, e da una parte conduceva a Castellammare e dall’altra proseguiva fino a Nocera, nel cuore della Penisola Sorrentina.
Se per Papini e Giuliotti i treni e le stazioni erano orribili mostri che nell’Ottocento avevano avvicinato, mescolato le persone, facendole poi impazzire per odiarsi in eterno, il vino è da sempre considerato “quel canto/poesia della terra verso il cielo che unisce gli Uomini”.
E con un caprettone della Cantina Bosco De Medici, vitigno autoctono vesuviano, abbiamo aperto le danze di questa cena in Stazione.
Un bianco dalla giusta acidità, mai eccessiva, ottimo sostituto della Falangina o della Coda di Volpe, per accompagnare sia l’antipasto di alici fritte condite con limone, sale e pepe, sia uno dei due primi piatti assaggiati “in carrozza”.
Ovvero lo gnocco con ragù di polpo e briciole di pane saporito, cui ha fatto seguito un mezzaniello alla lardiata non indifferente nella sua semplicità.
Se parliamo di cucina borbonica, però, dobbiamo citare anche la mitica lasagna di Re Ferdinando, soprannominato non a caso “Re Lasagna” (e “Re Bomba” per la repressione dei moti rivoluzionari), e il ragù classico napoletano con cui è stata preparata la braciola di carne ripiena di uva passa e pinoli, provata come secondo di terra.
Il sapore antico della Storia che sosta, a ogni boccone, nella stazione del palato, e ci fa viaggiare indietro nel tempo fino ai profumi della cucina di casa, quella della domenica a pranzo e delle nonne ai fornelli.
Per il viaggiatore buongustaio questa stazione è la tappa ideale per coniugare arte e buona tavola dopo una passeggiata tra le rovine pompeiane e una visita al Santuario.
Il ristorante pizzeria di fascia medio alta che mancava e che ora c’è.