Al polo artistico bergamasco Gres art 671 la retrospettiva della performer Marina Abramović.
Inaugurata lo scorso 14 settembre e aperta al pubblico fino al prossimo 16 febbraio, la mostra di Marina Abramović Between breath and fire è curata da Karol Winiarczyk presso il polo artistico museale Gres Art 671 di Bergamo.
Un percorso espositivo che mette in dialogo le performance storiche dell’artista serba e la sua ultima esperienza filmografica, girata insieme a Willem Dafoe, Seven Deaths.
Lo spazio espositivo Gres art 671 è il risultato della riqualifica dell’ex area industriale di Bergamo: un centro culturale con oltre 3000 mq dedicati all’arte e ad attività performative e laboratoriali.
Il progetto architettonico mira a non cancellare la memoria industriale, bensì a valorizzarne la morfologia.
Spirito e corpo
Between breath and fire porta su grandi schermi proiettati e attraverso le immagini fotografiche di circa trenta opere, la sua indagine sui limiti dell’umano e la vicinanza spirituale alla forza e alla vulnerabilità di Maria Callas.
La Abramović racconta il primo ascolto della soprano: “Mi ha commosso fino alle lacrime, fu un’emozione indimenticabile, non capivo le parole, ricordo che mi alzai in piedi, sentendo delle scariche elettriche attraversare il mio corpo”.
Questa vicinanza venne celebrata nel 2021 con la versione cinematografica della sua opera Seven Deaths, apparsa in live action a settembre 2020, della durata di un’ora e divisa in sette cortometraggi.
Qui la Abramović interpretava, accompagnata dall’attore Willem Dafoe, sette morti col sottofondo delle Arie interpretate dalla Callas.
La mostra
All’interno dell’ampio spazio l’esposizione verte su quattro temi principali: questi ripercorrono la prolifica produzione artistica dagli anni ’70 ad oggi.
Le sue sperimentazioni hanno scosso il mondo dell’arte: l’artista ha messo al centro il suo corpo, rendendolo opera d’arte e portandolo ai limiti della sopportazione psico-fisica.
Breath
Il primo dei quattro temi è Breath. Il respiro è il fil rouge delle performance di questa sezione: esso è la costante umana, il bisogno fisiologico, ma soprattutto il fondamento della socialità, della parola e delle emozioni.
A raffigurare questo concetto opere come Dozing Consciousness del 1997, dove l’artista respira lentamente, sommersa da cristalli di quarzo.
Questi tintinnano ad ogni inspirazione, simboleggiando l’esistenza essenziale e continuativa anche sotto il peso e la costrizione. Durante questa performance, l’ambiente esterno va a mescolarsi metaforicamente con quello interno.
Body
Il corpo, portato ai limiti, è il tema della seconda sezione. Nel corso della carriera, quello dell’artista è stato un corpo ferito, scosso, spogliato e sollecitato fino all’estremo.
Esso è stato un campione comunicante di forza e fragilità. Art Must Be Beautiful, Artist Must Be Beautiful, datata 1975, è l’opera in cui l’artista pettina violentemente i suoi capelli ripetendo ossessivamente il titolo dell’opera.
Invece in Lips of Thomas (1975-1993) la Abramović esegue dei rituali su sé stessa, incidendo un pentacolo sul ventre con una lametta, autoflagellandosi e ancora sottoponendosi a temperature estreme.
A suo tempo quest’ultima performance venne interrotta proprio dal pubblico che scelse di soccorrere l’artista: ciò rafforzò il suo ruolo attivo e partecipante all’interno dell’opera.
The Other
A proposito del pubblico, per la Abramović il dialogo fra questo e l’artista dà forza e significato alla performance.
Fa parte di questa sezione Imponderabilia: l’opera, datata 1977, sperimenta esplicitamente il ruolo del pubblico nell’opera performativa, con lo spettatore ostretto a passare fra due corpi nudi per poter accedere ad un museo.
Altro esempio è Spirit House – Insomnia del 1997, in cui l’artista invita il pubblico a ballare con lei, inseguendo la propria ombra all’interno di uno spazio delimitato da una luce proiettata dall’alto.
Death
L’ultimo tema è dedicato alla morte, epilogo dell’esistenza umana, arginabile, secondo la performer, solo attraverso l’arte che contribuisce a mantenere in vita l’artista anche dopo il trapasso.
Come la voce della Callas ha sfidato i limiti della vita mortale, grazie alle registrazioni che la custodiscono, allo stesso modo anche l’artista serba riuscirà a confrontarsi con l’eterno: ulteriore elemento che avvicina la Abramović alla divina Maria.
Un piccolo cinema, ricavato all’interno di Gres art 671, accoglie gli ospiti per la visione di Seven Deaths.
La proiezione, della durata di circa un’ora, è corredata da una serie di bassorilievi in alabastro, posti all’esterno della sala: fotogrammi raffiguranti alcuni primi piani dell’artista, estratti dai vari episodi della pellicola.
Forza, fragilità, vita, morte, corpo, memoria, umanità, il riassunto di una vita artistica nell’esposizione al Gres art 671: l’arte come medium, mezzo e strumento per raggiungere l’immortalità.
GRES ART 671
Indirizzo: via San Bernardino 141, CAP 24126 Bergamo (BG), Lombardia, Italia
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