Al Magna Graecia Film Festival 2025 di Soverato il premio come miglior attrice è andato all’attrice Barbara Ronchi per il film Familia. “Per la forza silenziosa con cui incarna una madre segnata dalla violenza ma ancora capace di proteggere e sperare. Ronchi dà vita a una donna che vive ogni gesto con esitazione e coraggio, consegnandoci una fragilità che diventa resistenza. La sua interpretazione è un dolore muto che esplode nel cuore dello spettatore, incollandosi alla memoria”, è stata la motivazione del riconoscimento che si aggiunge ai tanti conquistati in questi anni dall’interprete romana: due Nastri d’argento, un David di Donatello, tre Ciak d’oro e il premio Cinearti 2025 La chioma di Berenice.
BARBARA RONCHI CON KIM ROSSI STUART AL MGFF 2025

Alla kermesse calabrese ha ritrovato Kim Rossi Stuart, collega di set di un film uscito nelle sale a ridosso delle chiusure dovute alla pandemia da Covid-19, quel Cosa sarà di Francesco Bruni che ha cominciato forse a farla conoscere al grande pubblico (pur venendo da numerose partecipazioni a pellicole italiane) nel 2020.
COSA SARÀ, IL FILM DI FRANCESCO BRUNI CON BARBARA RONCHI
Ci si commuove ma si ride anche molto, vedendo la terza regia di Francesco Bruni, in alcuni passaggi: un perfetto equilibrio tra commedia e dramma che è la chiave di volta su cui si regge l’intera storia di Bruno Salvati, regista alle prese con una brutta malattia del sangue che gli ruba il sonno e ogni speranza.
Interpretato da un magnifico Kim Rossi Stuart, il protagonista affronta il calvario delle analisi e della ricerca di un donatore di midollo insieme ai parenti e a una sorella ritrovata, inaspettata: un incontro di solitudini e fragilità pieno di tenerezza ma non privo di equivoci iniziali, come già accaduto nei precedenti Scialla (stai sereno) e Tutto quello che vuoi.
KIM ROSSI STUART E BARBARA RONCHI, FRAGILI COME CRISTALLI

“La fragilità del cristallo è una raffinatezza e non una debolezza”, recitava la sorella di Chris McCandless in Into the Wild: niente di più vero per i protagonisti di questo film, per Bruno che ancora non metabolizza l’etichetta di bambino sensibile datagli dai genitori quando era piccolo, e per il figlio ansioso che sviene alla prima vista di un ago in ospedale.
Persino la più forte, dura, spigolosa figlia di Bruno ha un momento di cedimento nel bel confronto col padre nell’hotel di Livorno, città in cui si recano per trovare la sorellastra di Bruno (una fragile ma intensa Barbara Ronchi).
Rossi Stuart è l’ideale alter ego del regista Bruni, che qui fa la comparsa in una scena agrodolce di cinema per degenti, tutti rigorosamente con mascherina sul volto: quasi un presagio del 2020 che avremmo vissuto in questo mondo diventato improvvisamente un gigante ospedale a cielo aperto.
UNA STORIA SEMIAUTOBIOGRAFICA CON KIM ROSSI STUART ALTER EGO DI FRANCESCO BRUNI

Anche lui passato attraverso il limbo dei ricoveri in ospedale, Bruni racconta una storia semiautobiografica con una dolcezza disarmante e un tocco che scalda il cuore a ogni inquadratura.
Al suo protagonista basta muovere gli occhi per disegnare emozioni, gioie e paure: “Non voglio morire qui dentro”, sussurra sul suo letto, tra visioni e sogni materni.
Cosa sarà è uno straordinario inno alla vita e agli affetti, nonostante le incomprensioni, i matrimoni finiti e tutti i rapporti slabbrati in famiglia (soprattutto quello padre -figlio).
Complice la Livorno di Francesco Bruni, avvolta nella luce splendida della Terrazza Mascagni, la trasferta alla ricerca del “donatore con le cellule buone” ricorda un po’ le atmosfere de La prima cosa bella di Virzì, scritto da Bruni 10 anni fa: altro film commovente, almeno per chi ha scritto questa recensione.
CARATTERISTI D’ECCEZIONE
Comprimari eccellenti sono Raffaella Leboroni, moglie del regista, che qui interpreta la dottoressa di Bruno (medico anche nelle due stagioni di Tutto chiede salvezza, firmate sempre dal coniuge) e Lorenza Indovina, l’ex moglie che tutti vorrebbero: amica e sempre pronta a stare vicino, ad assistere, nonostante l’amore di un tempo sia finito, o forse solo trasformato.
Quello che conta è esserci e prendere il largo della vita per “perdersi nel mondo”, come canta Morgan in Altrove, tra le canzoni della colonna sonora di Cosa sarà (notevole anche la glaciale Lighthouse di Patrick Watson in uno dei passaggi più intensi).



