Ha preso il via la campagna di raccolta delle olive per la produzione del primo olio certificato Campania Igp. Grazie a innovative e sicure macchine di raccolta torneranno in produzione gli oliveti abbandonati della Penisola Sorrentina. Un’operazione resa possibile grazie al potenziale di raccolta di circa 27 ettari di oliveto iscritti nel registro Igp Olio Campania.
Si tratta di oliveti che hanno la doppia iscrizione: sia per la trasformazione in Olio Campania Igp che in Olio extravergine Penisola Sorrentina Dop. Un percorso e un progetto che viene da lontano e che contribuisce a rafforzare la filiera.
Come da disciplinare, l’olio extravergine di oliva Campania Igp è ottenuto – da sole o congiuntamente – dalle varietà di olive Asprinia, Caiazzana, Carpellese, Frantoio, Leccino, Leccio del Corno, Marinese, Minucciola, Nostrale, Ogliarola campana, Ortice, Ortolana, Pisciottana, Racioppella, Ravece, Rotondella, Salella, Sessana, Tonda. Possono, altresì, concorrere altre varietà fino ad un massimo del 15% del totale della materia prima.
L’interazione tra i genotipi varietali storicamente acclimatati, le caratteristiche pedoclimatiche e le tecniche di produzione adottate in tale zona fanno sì che l’Igp “Olio Campania” si caratterizzi per parametri chimico-fisici ed organolettici specifici.
E’ quanto emerso a Massa Lubrense presso l’Azienda agricola “Terre di Villa Angelina” (una volta appartenute all’armatore Achille Lauro), durante “Nuove tecnologie per il riscatto dell’olivicoltura eroica”, l’evento scaturito dalla collaborazione tra la Cia Agricoltori Italiani della Campania, l’associazione tra organizzazioni di produttori Italia Olivicola e Luigi Milano, promotore del premio oleario Sirena d’Oro di Sorrento ed esperto di olivicoltura e olio
Un’occasione per presentare anche le nuove macchine per la raccolta in sicurezza delle olive, adatte al lavoro in collina e in grado di preservare la qualità delle drupe nella fase di asporto dalle piante, che rappresenta il primo passo per ottenere un prodotto di eccellenza marchiato come Olio Campania Igp.
E non è tutto. Durante l’evento sono state presentate anche le nuove soluzioni tecnologiche che permetteranno ai raccoglitori che dovranno utilizzarle in sicurezza, sotto la guida di mani più esperte. Ma è stato anche l’occasione per rilanciare il recupero degli oliveti collinari abbandonati della Penisola Sorrentina.
“Lanciamo questa prima campagna olivicola, la prima dell’gpP Campania, convinti che contribuirà a rafforzare la filiera olivicola”, ha affermato l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo.
“La filiera olivicola è una filiera molto rappresentativa sulla quale la Regione Campania punta molto, essendo l’olio, insieme ad altri prodotti, un ambasciatore dei territori e della dieta mediterranea. Abbiamo però la necessità di rafforzare i vari anelli della filiera. A livello produttivo dobbiamo continuare a dare una mano agli agricoltori soprattutto in queste aree così complesse, in questi terreni scoscesi si parla infatti di agricoltura eroica. È fondamentale pertanto accompagnare questo percorso ed è fondamentale anche lavorare sul rafforzamento della filiera”
Per il presidente della Cia Campania, Raffaele Amore “è necessario far emergere la quantità oltre che la qualità degli oli. Siamo la quinta regione in termini di produzione di olio di olive e non siamo ancora percepiti e riconosciuti come regione che produce olio di qualità. Il progetto IGP Campania contribuisce a lavorare per rafforzare il nostro brand. È un ulteriore strumento per aumentare la competitività dei nostri territori e dare agli imprenditori uno strumento in più per essere più competitivi sui mercati”.
“Sono davvero orgoglioso della campagna che lanciamo oggi”, a sua volta sottolineato Luigi Milano.
“E’ un grande risultato frutto di un lavoro costante ed appassionato che va avanti da oltre 20 anni. Il seme impiantato sta dando i suoi frutti grazie a chi ci ha creduto e che sta contribuendo a cambiare la storia della raccolta agricola attraverso l’innovazione. Serve però un coordinamento sovra direzionale, perché nel settore operano tante piccole aziende che da sole non ce la fanno e non riescono a trarre remunerazione”.