Si fa un gran parlare negli ultimi mesi, e il dibattito ha ripreso quota soprattutto di recente in Parlamento, dell’uso dei fondi del Recovery Plan, il cosiddetto Next Generation EU: progetti e iniziative per il rilancio del nostro paese nel segno della transizione ecologica. Per non ripetere gli errori commessi troppe volte in passato, invece di concentrarsi sull’inutile battaglia del coprifuoco alle 23 o da abolire, i nostri politici dovrebbero forse leggere il libro dell’architetto Giuseppe Cristoforoni, intitolato “Napoli a Occidente, Bagnoli e dintorni nel tempo”, New Media Edizioni. Oltre alla bellissima serie di 800 tra cartoline, immagini d’epoca e fotografie in bianco e nero, il volume offre una riflessione profonda su quello che è stato il destino della periferia occidentale di Napoli, aggiornato alle ultime mosse del Governo Conte bis del 2020. Una storia fatta di promesse disattese, vocazioni soffocate sull’altare di uno sviluppo industriale indiscriminato, riqualificazioni mai compiute: Bagnoli e Fuorigrotta risultano davvero, al pari di San Giovanni a Teduccio e dell’area Est, le grandi incompiute di Napoli, metropoli già decaduta e condannata all’assistenzialismo perenne.
Quella che doveva essere una zona essenzialmente turistica, e che si stava configurando come tale attraverso innumerevoli stazioni termali naturali, alberghi e strutture ricettive a basso costo, è stata tradita, sfigurata dall’acciaio dell’Ilva e poi dell’Italsider, quasi violentata nel suo assetto urbanistico, come una nuova sirena Partenope venuta a spiaggiarsi tra amianto e idrocarburi, a sacrificarsi per l’ennesima volta, e per ragioni economiche poi. L’industrializzazione partenopea a ogni costo per risollevare l’ex capitale del regno, e l’eterna sfida tra lavoro e salute (toccata in sorte, successivamente, e purtroppo, anche a Taranto con la siderurgia), si rincorrono, appaiono e ricompaiono come quelle acque termali che improvvisamente sgorgano in prossimità del mare e delle spiagge interdette ma ancora frequentate. Il racconto di Cristoforoni, preciso e dettagliato, è ricucito di date, di una cronologia degli eventi che lascia interdetti, nonché di episodi storici che appassionano e incuriosiscono. Per chi è nato e cresciuto nella X municipalità è una sorpresa apprendere che, dopo la seconda guerra mondiale, Fuorigrotta era quasi ancora un villaggio, destinato a diventare con gli anni un quartiere centrale, inglobato nel Comune di Napoli al pari di Nisida e Coroglio, strappate a Pozzuoli. O fa sorridere la conoscenza del Rione Duca D’Aosta, servito dalla vicinissima ferrovia Cumana per ospitare gli operai dell’Ilva, o della storia di Agnano col suo lago prosciugato e bonificato, e della Mostra D’Oltremare, ora più che mai ripresa dalle telecamere per la campagna vaccinale in corso a Napoli.
Il tutto accompagnato da una carrellata fotografica che ripercorre le bellezze e gli scempi di un territorio, i frutti dei piani regolatori succedutisi negli anni e i fiori di rinnovamento che tardano a sbocciare, o che restano fermi, immobili, cristallizzati nel tempo, gelati dal vento freddo della burocrazia e delle inefficienze all’italiana, come la Porta del Parco di Bagnoli o il Parco dello Sport che già versa nel degrado più totale. Gemme mai spuntate o destinate ad appassire, procrastinando decisioni, bonifiche e colmate a mare, rinnovando solo un copione già letto, sentito, un canovaccio di cui i bagnolesi sono stanchi, un disco rotto che nessuno riesce più a fermare.
Non sappiamo quanto del Piano nazionale di ripresa e resilienza garantirà una ripresa dei lavori a Bagnoli, ma per costruire l’Italia del futuro non solo è necessario conoscere il passato, studiarlo, capirlo: bisogna evitare gli sprechi e i disastri che hanno condotto a tutto questo in quel di Napoli.