di Luca Saulino, da cui riceviamo e pubblichiamo
“Storielle – Tipi e tipe a Napoli” è una raccolta di 31 racconti che spaziano dalla dura realtà della cronaca, che a volte appare più reale di un romanzo, fino alla fantasia. È l’ultima fatica letteraria del giornalista e scrittore Salvatore Testa, il quale è venuto a contatto con molte realtà raccontate nel corso della sua trentennale attività presso la sede della Campania dell’AGI, Agenzia giornalistica Italia. I racconti sono stati pubblicati prima come appuntamento plurisettimanale su un sito locale e poi in un libro cartaceo disponibile su Amazon. Sono storie che vedono coinvolte persone dei due sessi e di varia estrazione sociale, a volte alle prese con problemi esistenziali o difficoltà urbane difficili da superare.
Da cosa ha preso spunto per questo libro dedicato alla città di Napoli?
Dal lavoro di cronista in una città teatro come Napoli con i suoi fantasmagorici personaggi. Parto da piccoli fatti di cronaca di cui mi sono anche occupato, giorno dopo giorno, gli do una veste più letteraria e condisco il tutto con una vena di ironia, insieme all’intento specifico di sollecitare chi dovrebbe risolvere i problemi di una quotidiana anormalità che affligge i cittadini.
Cosa le ha colpito di più delle cose che scrive a proposito di questa città?
Soprattutto i problemi della povera gente che spesso non sa nemmeno a chi rivolgersi. È il caso, ad esempio, di Riccardino, il ragazzino che andava nudo in giro per la città, facendo disperare il padre che arrivava a telefonare a sconosciuti per chiedere solidarietà, comprensione e aiuto.
Mi ha colpito la tragedia della barbona Ina, donna davanti negli anni che si ficcava sotto i treni o si sdraiava in mezzo alle strade al centro della città per richiamare l’attenzione della gente sulla drammaticità della sua conduzione, e che poi si scioglieva tra le braccia di operatori doccia.
O ancora la vicenda di “ordinaria anormalità che capita al comune cittadino lavoratore pendolare che trova ben tre autobus al capolinea, ma tutti in avaria, ed è costretto a minacciare di ricorrere la polizia per denunciare il disservizio e poter andare al lavoro in città.
Sono 31 storie piccole di personaggi piccoli che in una città normale non si dovrebbero verificare.
Le notizie da cui traggono origine i racconti provengono da varie fonti, ma l’autore ha voluto che la maggioranza delle storie fosse raccontata in prima persona per dare organicità all’opera.
L’apertura e la chiusura sono dedicati al quartiere della città in cui vive – una volta florido, agricolo e industriale, mentre oggi è in forte degrado -, con un racconto di apertura che parte dalla bellezza del luogo di mezzo secolo fa per giungere al disastro sociale, economico e sociale attuale.
Una città che, per dirla alla Vecchioni, frigna e si dispera e continua a guardare agli “anni formidabili” che, in fondo, sono stati solo una primavera abortita, mai diventata estate e che non ha visto perciò l’autunno.