
Luglio ci ha lasciato con la tristezza nel cuore per la scomparsa di Adriana Asti, grande signora del Cinema italiano e del Teatro. Si è spenta a Roma il 31 luglio 2025, a 94 anni, l’interprete milanese che aveva lavorato coi più grandi della nostra cinematografia, da Visconti a Pasolini, da Bertolucci a Dino Risi con cui aveva esordito nel lontano 1948.
Però come fu per Massimo Girotti, David di Donatello postumo con La finestra di fronte di Ferzan Ozpetek nel 2003, il pubblico più giovane ha imparato a conoscerla forse tardi, e a ricordarla proprio grazie a un’opera coeva a quella del suo collega, morto 22 anni fa.
LA MEGLIO GIOVENTÙ, CORREVA L’ANNO 2003

Nell’estate del 2003 la RAI decise di sospendere la messa in onda de La meglio gioventù, dopo il successo al Festival di Cannes nella sezione Un certain regard, per distribuirlo nelle sale in due parti, di cui la prima fu la più vista, nonostante sia proprio la seconda quella più ricca di emozioni, svolte narrative e di un bellissimo finale rimasto impresso nella memoria di tutti.
Nelle memorie legate alla miniserie del regista Marco Tullio Giordana, pellicola trionfatrice ai David di Donatello 2004 e Nastro d’argento per lei, c’era anche e soprattutto Adriana Asti, la signora Adriana Carati, moglie e madre di quattro figli.
Ognuno di loro, come i carati di un diamante, nomen omen, cercava di farsi strada nell’Italia del secondo Dopoguerra con impegno civile, determinazione e non senza difficoltà e sofferenze personali.
IL DOLORE DI ADRIANA, IL PERSONAGGIO DELLA ASTI NEL FILM DI GIORDANA

Il dolore per lei arrivava col suicidio del figlio più problematico, tenebroso, chiuso e introverso: l’indimenticabile Matteo interpretato da Alessio Boni. La scena dei libri nella casa del figlio, frutto delle sue visite in biblioteca dove aveva incontrato la giovane Mirella, rimane impressa e fa male come un pugno nello stomaco.
Soprattutto con la discesa nel cortile (dove precedentemente era stata inquadrata la bara che si faceva spazio tra gli ombrelli sotto la pioggia): prima un campo lungo con lei e i due figli, interpretati da Luigi Lo Cascio (vero protagonista della Meglio gioventù) e Valentina Carnelutti, poi il dettaglio sulla macchia di sangue da lavar via a terra nel condominio, e poi un piano americano e un primo piano coi libri che sfuggivano dalle mani, e che lascia cadere intenzionalmente.
LA SCENA DEI LIBRI NEL CORTILE CON ADRIANA ASTI
La sua fragilità esplodeva con il tentativo di lanciarli via per colpire l’aria, il cielo, le nuvole e gli Dei che le avevano sottratto un moderno Achille, forte e triste, come avrebbe poi spiegato Lo Cascio al nipote un giorno, parlando del padre. Questo perché dalla relazione tra Matteo e Mirella (Maya Sansa) era nato Andrea, che si sarebbe rivelato un’ancora di salvezza per la nonna ormai in pensione.
LA SCUOLA E GLI STUDENTI DI ADRIANA
Ex insegnante, il personaggio di Adriana Asti aveva abbandonato il lavoro perché non riusciva più a sentirsi adatta in quel ruolo, lei che aveva dedicato una vita intera alla professione, sacrificando a volte proprio la sua famiglia e forse i suoi figli a favore dei suoi studenti. Solo dopo essersi assicurata però, con la collega di francese, che stessero procedendo bene con l’apprendimento della lingua straniera.
LA SCENA DELLA PARAFRASI DI ALLA SERA DI UGO FOSCOLO
La parafrasi del verso più bello e onomatopeico della letteratura italiana, quello spirto guerrier che entro mi rugge vergato da Ugo Foscolo nel sonetto Alla sera, diventava, in un’alternanza di primi e primissimi piani sulla professoressa e sui giovani alunni, il correlativo oggettivo della rabbia del figlio suicidatosi per follia e depressione.
Altro pugno nello stomaco con quei suoi occhi grandi, liquidi, impauriti e fragili, diverso dal cazzotto che il figlio le prometteva – scherzosamente e ironicamente – a ogni momento di rifiuto della vita, di blocco personale, di trascuratezza e ostinazione, quando tentennava sul viaggio a Stromboli e titubava sul nipotino dagli stessi occhi paterni.
L’INCONTRO A STROMBOLI COL NIPOTE NELLA MINISERIE TV DI MARCO TULLIO GIORDANA

L’incontro commuove ancora solo al pensiero, così come i dialoghi tra la sciura milanese, trapiantata a Roma per amore di papà Carati (Andrea Tidona), e il giovanissimo dall’accento siciliano.
Alla fine Adriana sceglieva di rimanere sull’isola accanto alla nuora e al nipote, fino alla fine dei suoi giorni, rivelata dalla lettera che uno dei pazienti del figlio Nicola leggeva al medico, rigandogli il viso di lacrime.
E rigando anche quello degli spettatori e di chi oggi piange questa grandissima attrice, capace con un solo sguardo di comunicare ogni cosa, di raccontare un’intera sequenza, o con il gesto di raccogliere la penna e chiudere il registro del professore per l’ultima volta in carriera, consapevole di non essere più in grado di sostenere l’insegnamento, di praticarlo, di essere d’aiuto alle giovani leve con quel peso sul cuore. Un fardello palpabile, pesantissimo, in parte alleviato dal regalo segreto, imprevisto come era imprevedibile il figlio Matteo.
LE NOTE DI JULES ET JIM DI GEORGES DELERUE NELLE SCENE CON ADRIANA ASTI
Le note di Georges Delerue, colonna sonora del capolavoro Jules et Jim di François Truffaut, e in particolare gli archi del pezzo Catherine et Jim, sono forse diventati immortali per una nuova generazione di cinefili italiani grazie al cineasta Giordana che li ha utilizzati come commento musicale di molte scene.
Comprese quelle con Adriana Asti che navigava verso le Eolie ricordando a Nicola il colpo di fulmine per lei con la Capitale e col marito, e che sbarcava e riprendeva a vivere non appena il nipote si voltava verso di lei, intento a disegnare, spalancando gli occhioni verdi. Gli stessi di Matteo che aveva deposto le armi davanti al male di vivere con la foscoliana fatal quiete.



