“I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa. Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi. E sebbene stiano con voi, non vi appartengono”.
I primi versi della bellissima poesia di Khalil Gibran sarebbero un ottimo consiglio di lettura per l’attuale Presidente del Senato Ignazio La Russa che, ospite di recente nella trasmissione Belve di Francesca Fagnani su Rai 2, ha espresso un suo potenziale dispiacere di padre.
Da un esponente di destra, e con una certa storia politica importante alle spalle, ci si sarebbe aspettato magari un discorso sul consumo di droghe tra i giovani, leggere o pesanti che siano, o sulle devianze da combattere, come promesso dall’attuale premier in campagna elettorale.
Sull’assunzione di alcol il sabato sera, magari. Niente di tutto questo, non si trattava di pubblicità progresso, come si diceva un tempo. Tutt’altro, e se mai regresso.
Il dispiacere di La Russa risiederebbe nello scoprire, eventualmente, che uno dei suoi figli non sia come lui, ovvero eterosessuale, e quindi di conseguenza omosessuale.
Sottolineando, prima di questa uscita e a proposito del sopravvalutato (secondo lui) capolavoro di Ettore Scola Una Giornata Particolare, come questa sia una condizione. Nel 2023 si parla ancora di scelte e condizioni, e si azzarda addirittura un paragone calcistico, giusto per rimanere in tema pallonaro a destra dopo i deliziosi titoli di alcuni quotidiani sul coming out del calciatore Jankto, colpevole di averlo fatto troppo tardi a loro dire, loro che invece avevano confuso persino l’outing col coming out.
Secondo La Russa, infatti, un figlio gay o una figlia lesbica sarebbero come due tifosi della squadra avversaria, milanisti per la precisione, essendo lui interista.
Dalla seconda carica dello Stato dovresti aspettarti qualcosa in più di un discorso omofobo da bar: come Miranda del Diavolo veste Prada qualcuno si sarà detto “provaci, corri il rischio, eleggi l’ex missino con nostalgie del ventennio e il busto del duce in casa, e che ridiscute il 25 aprile di tanto in tanto”.
Avevate una speranza forse voi che l’avete eletto e votato, soprattutto tra gli amici senatori, tanto voi vivete di speranze.
Ma alla fine si resta delusi, ci perde il paese, perdiamo tutti in pratica.
Perché la gravità di certe affermazioni passa in secondo ordine ogniqualvolta si agita lo spettro del politicamente corretto, e perché non si ha idea del peso che quelle dichiarazioni possano avere.
Non riesco a fare a meno di chiedermi: ma uno come La Russa, e chi condivide il suo pensiero, ha la vaga sensazione di quanto sia difficile oggi venire allo scoperto in famiglia, e per un figlio maschio in particolare con un padre?
Sanno quanti in questo momento vivono con difficoltà il coming out tra le mura domestiche, tra la paura di venire scoperti attraverso un pettegolezzo, o una foto sui social, o un messaggio whatsapp, e i timori di deludere, di dare appunto dispiacere a un genitore?
Dispiacere inesistente, perché alla retorica forse basterebbe sostituire il resto del componimento citato a inizio articolo, che la dice lunga su aspettative e ansie di genitori e figli:
“Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri. Perché essi hanno i propri pensieri. Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime. Perché le loro anime abitano la casa del domani, che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni. Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercare di renderli simili a voi. Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi, sono scoccati. L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito, e con la Sua forza vi piega affinché le Sue frecce vadano veloci e lontane. Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere. Poiché così come ama la freccia che scocca, così Egli ama anche l’arco che sta saldo”.
Strano che un uomo così navigato e amante della libertà come il Presidente La Russa, eletto in una Repubblica democratica nata dalla Liberazione, abbia una concezione così buffa della libertà di espressione del proprio orientamento oggi.
Liberi di dire ciò che si vuole, certo, ma a patto di non instillare paure irrazionali che già albergano nella mente di molti ragazzi, soli nel caos e privi anche di una minima solidarietà istituzionale oggi.
Complimenti, giovinezza bella, anche oggi ha perso l’occasione per dire qualcosa di intelligente e inclusivo.
Come sempre, del resto: nulla di nuovo sotto il sole per i friarielli d’Italia.