La penultima puntata di Belve, con l’intervista di Francesca Fagnani a Teo Mammuccari, ha svelato tutta la fragilità tossica dei maschi etero basic italiani. In apparenza fieri e magari anche un po’ patriarcali, ma con una fragilità e un nervosismo pronto a trasformarsi in isteria vittimistica. Ricordiamo sempre le trasmissioni di elevato tenore culturale che conduceva l’intervistato nervoso, con la modella, valletta, velina (come definire la già indefinibile ed eterea Flavia Vento?) messa sotto vetro, come fosse un animaletto in gabbia, un pesciolino da acquario, un rettile da esposizione.
IL LEI GIRONALISTICO
E non meravigliamoci se di fronte a una donna preparata e intelligente subentri la reazione stizzita e quasi collerica per il lei usato dalla giornalista.
Il nostro campione forse ignora che nel giornalismo, e per le interviste scritte, e per quelle tele o radio diffuse, andrebbe usato sempre il lei, come la regola antica insegna, e per di più la padrona di casa ha provato a ricordarglielo a più riprese, facendo leva sul format e sulla sua liturgia consolidata. Poco importa, l’etero basic deve sbattersi, si spazientisce, se ne va, urla, scappa e impreca pure. E poi gli isterici sarebbero i gay.
Al netto del vaffa lanciato dietro le quinte con poco, anzi cattivissimo gusto, che pare non fosse rivolto alla Fagnani, quanto accaduto a metà dicembre sulla seconda rete RAI offre lo spunto per una riflessione sul concetto tossico di mascolinità attuale in Italia.
L’ETERO PRIDE DEI MASCHI TOSSICI

Mi è capitato mesi fa di assistere a un matrimonio al cosiddetto etero pride: dicasi delle manifestazioni in cui individui di sesso maschile, attratti da quello opposto (fino a prova contraria), sciorinano il peggior campionario di insulti omofobi, degni del frasario, bestiario tanto caro al patriarcato tossico italico.
Unita ad apprezzamenti per organi genitali femminili, gridati a più riprese, la sequenza verbale ricchioni-froci-culattoni-rottiinculo ha imperato dal banco in cui servivano l’acqua minerale naturale o effervescente (zero alcol prima della funzione) fino al lancio di bouquet e giarrettiera, passando per il buffet e per la cena, e concentrandosi come le onde sismiche, intorno all’epicentro rappresentato dalla tavola imperiale degli sposi.
LA APP COME IL LUMINOL NELLA SCENA CRIMINIS
Mi sono sempre chiesto a cosa servisse urlare al mondo che non si è omosessuali quando magari l’attivazione di Grindr, nota app di incontri per gay, bisex, gender fluid e confusi, rivelerebbe l’iscrizione di questi maschioni Alpha, come accadde a un matrimonio cattolico al Santuario di Pompei, dove ero passato da turista.
Effettuato l’accesso, la app si accese come il luminol nella scena criminis della scientifica: “Sei attivo, passivo, versatile, disponibile, hai foto, mandi foto membro?“. Domande seguite dalla rassicurazione: “Ma io sono etero, non ti credere, ho moglie e figli”.
Al pari degli invitati di quello sposalizio, che magari avevano fidanzate al seguito o a casa, cosa che non impedisce una sana e inevitabile etero curiosità.
QUANTE STRADE DEVE PERCORRERE UN VERO UOMO FINO A PROVA CONTRARIA…

Matrimoni stilosi a parte (a patto ci sia uno stile da cui cadere), come ignorare la necessità di uomini attempati, magari con problemi di prostata e disfunzione erettile, nel sottolineare che esistano i veri uomini fino a prova contraria.
Affermazioni che renderebbero orgogliosi l’ex generale Vannacci, ora eurodeputato, o l’idolo Putin di tutti gli omofobi appartenenti all’unica grande internazionale sovranista populista che parte da Trump, passava un tempo per Bolsonaro, arriva a Budapest da Orban per poi dirigersi a Sud verso la Lega e dai Friarielli d’Italia, e a Est punta alla grande Madre Russia.
MASCHI NEANDERTHAL
La tenerezza che suscitano questi esemplari di Neanderthal, per non dire proprio Erectus, è pari a quella degli umani spazzati via dal morbo delle scimmie, la Simian Flu (influenza) della neonata trilogia tratta dalla saga del Pianeta delle Scimmie.
Gli etero basic sono come questi superstiti della razza umana, privi di parola e regrediti, che un tempo erano capaci di grandi cose, come ricorda il re delle scimmie Proximus Caesar nel Regno del Pianeta delle Scimmie, capitolo uscito a maggio scorso in sala.
“UN TEMPO I MASCHI ETERO ERANO CAPACI DI MOLTE GRANDI COSE…”
“Ma ora è il nostro tempo, ed è il mio regno”, aggiunge Proximus, facendo leva sulla nascente razza dominante di scimmie senzienti ed evolute. “Sarà un pianeta di scimmie, e noi saremo il vostro bestiame”, gli faceva eco il generale pazzo degli ultimi marines, interpretato in qualche puntata fa al cinema dal dilfone Woody Harrelson.
IL PIANETA DEGLI UNICORNI
Il nostro sarà un pianeta di unicorni invece, o almeno di sani etero evoluti – si spera-, gentili ed educati, evoluti e rispettosi nei confronti di gay, lesbiche, bisessuali, trans e soprattutto delle donne, in un paese ancora troppo sessista come l’Italia, dove le donne stavano sotto vetro in uno studio tv come le conserve sottolio o i sottaceti di una nota marca italiana dalla A accentata.



