
Al Cinema per gli amati dinosauri che l’hanno reso celebre e famoso in tutto il mondo – nonché milardario – Steven Spielberg è tornato solo in veste di produttore esecutivo (e la sua impronta si sente sempre, come quella di un T-Rex del grande schermo).
Il regista statunitense, doppio premio Oscar alla regia per Schindler’s List (proprio nell’anno del primo Jurassic Park, 1993) e per Salvate il soldato Ryan (Saving private Ryan) è in sala virtualmente con Jurassic World – rebirth, la rinascita di un franchise che fatica a però ritrovare lo splendore di un tempo.
Il VII capitolo giurassico, o forse IV della saga targata Jurassic World dopo i tre Jurassic Park, o addirittura reboot/sequel stand alone di una nuova trilogia o quadrilogia futura, sta raschiando davvero il fondo del barile in quanto a introspezione psicologica, caratterizzazione dei personaggi, approfondimento di tematiche importanti, povertà e superficialità di contenuti, buchi di sceneggiatura più ampi di quelli di una groviera.

Eppure sul piccolo schermo, e sempre alla produzione esecutiva, nell’ultimo anno e mezzo il cineasta americano ha regalato agli abbonati della net tv dalla scritta rossa su sfondo nero un prodotto di grande qualità, ancora disponibile alla visione.
Una serie TV di documentari su Netflix inizialmente potrebbe far storcere il naso ai più snob, a quelli che cercano solo il puro intrattenimento di fiction. Ma una volta iniziata la visione, La vita sul nostro pianeta (Life on our planet) si rivela capace di avvincere più della solita miniserie o dell’ultima stagione di un prodotto recitato. E non è cosa da poco per 8 capitoli di quasi un’ora ciascuno.
I SEGRETI DI UNA SERIE UNICA NEL SUO GENERE, LA VITA SUL NOSTRO PIANETA
I meriti di una serialità così ben confezionata vanno ricercati senz’altro nel lavoro di Spielberg e nel talento di Morgan Freeman che fa la voce narrante: da soli spiegano l’ottimo risultato finale.
Bisognerebbe ascoltarlo in lingua originale con i sottotitoli per cogliere pienamente le sfumature, il tono e il fascino di un racconto emozionante, calibrato quasi alla perfezione.
Siamo lontani dai documentari di un tempo, passati in chiaro sul digitale terrestre a più riprese tra La macchina del tempo e SuperQuark, per quanto di ottima fattura.
L’obiettivo è preciso: creare una narrazione della Storia di questo pianeta, senza necessariamente aspirare alla stesura di un trattato di Storia Naturale, Geologia, Paleontologia o Paleobotanica.
Per approfondire gli aspetti scientifici più tecnici e accademici c’è una sterminata letteratura, scientifica e pure di svago sull’argomento. Il compito di questa serie è emozionare, coinvolgere lo spettatore come se fosse in poltrona al cinema.
E ci riesce benissimo, come se le grandi famiglie in natura degli uccelli o dei rettili, dei mammiferi e degli insetti fossero dinastie e stirpi in lotta tra loro per il potere sul creato.
Gli eroi sono i grandi protagonisti dell’evoluzione naturale. Le specie che si sono avvicendate per milioni di anni, tra ere geologiche ed estinzioni di massa a ripetizione, non sono poi così diverse dalle casate di un trono o dai popoli o clan che combattono per il predominio su un regno.
DAI BATTERI AI MAMMIFERI, PASSANDO PER I DINOSAURI IN LA VITA SUL NOSTRO PIANETA
La vita sul nostro pianeta parte dagli albori della vita nel brodo primordiale degli oceani della Terra per arrivare fino all’Uomo.
Spesso usa dei flashback per riprendere alcuni discorsi lasciati in sospeso, come per la struttura sociale delle formiche, o quando bisogna disegnare con la computer grafica gli antenati dei primi uccelli, rettili piumati a sangue caldo, dinosauri aviani a tutti gli effetti.
Attraverso immagini di grande bellezza delle maestose conifere e delle piante da fiori che hanno fatto la rivoluzione in natura, si srotola un percorso evolutivo che non stanca mai e appassiona.
Affascinante il salto dei primi pesci e futuri anfibi dall’acqua sulla terraferma, così come le sequenze con gli animali più iconici che Madre Natura possa aver mai concepito: i grandi rettili di Mesozoico (Triassico, Giurassico e Creatceo), i dinosauri.
Chi è cresciuto negli anni ’90 col mito di Jurassic Park resta rapito dalle puntate centrali sui giganti spazzati via dall’asteroide di 66 milioni di anni fa (era grande come l’Everest, modificò la crosta terrestre, scosse oceani e mari interni con mega tsunami e irradiò una tempesta termica e di polvere che avvolse il globo, desertificando le terre e avvelenando le acque).
Le puntate forse più intriganti di tutte, con la rinascita dalle ceneri di un pianeta sfigurato dal meteorite. Perché la vita continua e risorge sempre, come insegna sul finale la proiezione (o profezia?) distopica sul destino dell’Umanità. Una Terra dopo l’uomo popolata sicuramente dagli insetti.



