
Al Giffoni Film Festival lunedì 21 luglio arriverà Toni Servillo, protagonista di una giornata all’insegna del talento, del pensiero e dell’arte.
Una voce autorevole e intensa che ha attraversato, trasformato e nobilitato il cinema e il teatro degli ultimi decenni con uno stile inconfondibile, capace di muoversi con eguale naturalezza tra la poesia e il potere, tra la tragedia e l’ironia.
SERVILLO E IL GFF
L’ultima volta in cui è stato ospite risale 2020, in un’edizione particolare in cui la kermesse di Giffoni Valle Piana, nonostante la pandemia da Covid-19, non si è fermato.
Incontrerà i giurati del Festival, dialogando con ragazze e ragazzi provenienti da tutto il mondo, offrendo uno sguardo prezioso su una carriera costruita con rigore, passione e autenticità.
SERVILLO ALLA REGGIA DI CASERTA PER UN’ESTATE DA RE 2025

Stasera alle 21 Servillo parteciperà al primo appuntamento della rassegna musicale, tersicorea e coreutica Un’estate da re, edizione 2025.
Darà voce a 4 sonetti che accompagnano Le Quattro Stagioni, in un raffinato incontro tra parola e musica.
Al suo fianco, l’Accademia di Santa Cecilia e il giovane talento del violino Giovanni Andrea Zanon, solista e concertatore, per un concerto che celebra il genio barocco di Antonio Vivaldi attraverso l’esecuzione de La tempesta di mare e della celeberrima raccolta Op. 8.
Un tributo al grande compositore veneziano – la cui prima incisione de Le Quattro Stagioni risale al 1942 proprio con l’Orchestra di Santa Cecilia – in un dialogo tra passato e presente, tra virtuosismo musicale e potenza evocativa del racconto.
SERVILLO AL MGFF 2025

Al Magna Graecia Film Festival 2025 di Soverato in Calabria Servillo sarà ospite speciale di un incontro sul palco e riceverà invece la Colonna d’oro alla carriera, riconoscimento realizzato dal Brand GB Spadafora.
REGISTI CON CUI HA LAVORATO
Nella sua carriera, ricca di successi tra teatro e cinema, ha interpretato film di Mario Martone, Antonio Capuano, Paolo Sorrentino, Elisabetta Sgarbi, Fabrizio Bentivoglio, Andrea Molaioli, Matteo Garrone, Stefano Incerti, Nicole Garcia, Claudio Cupellini, Daniele Ciprì, Marco Bellocchio, Roberto Andò, Francesco Amato, Donato Carrisi, Igort, Leonardo Di Costanzo, Paolo Genovese, Gabriele Salvatores, Stefano Sollima, Marco D’Amore, Fabio Grassadonia e Antonio Piazza.
GLI INIZI DI SERVILLO

È stato tra i fondatori del Teatro Studio di Caserta e successivamente della cooperativa Teatri Uniti, contribuendo al rinnovamento della scena teatrale italiana.
A teatro ha diretto e interpretato opere di Molière, Goldoni, Eduardo De Filippo, ma anche di autori contemporanei come Enzo Moscato e Giuseppe Montesano.
LA CARRIERA DI TONI SERVILLO
Il grande pubblico lo ha conosciuto e amato grazie a interpretazioni cinematografiche iconiche, frutto di una lunga e fortunata collaborazione con registi come Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Mario Martone e Roberto Andò.
È lui il gelido Titta Di Girolamo in Le conseguenze dell’amore, l’enigmatico Giulio Andreotti in Il Divo, lo spietato trafficante di rifiuti in Gomorra, il doppio segretario di partito in Viva la libertà, l’inconfondibile Jep Gambardella de La grande bellezza, l’irrefrenabile Eduardo Scarpetta in Qui rido io fino al più recente ruolo paterno e struggente di padre impiegato e adultero in È stata la mano di Dio.
PREMI E RICONOSCIMENTI IN 25 ANNI

Tra i numerosi riconoscimenti ha ottenuto quattro volte il David di Donatello e il Nastro d’Argento oltre al Marc’Aurelio d’Argento al miglior attore al Festival di Roma 2010 per Una vita tranquilla di Claudio Cupellini.
Ha vinto due volte il Best European Actor agli EFA, nel 2008 per Gomorra di Matteo Garrone e Il divo di Paolo Sorrentino, entrambi premiati al Festival di Cannes con Premio e Gran Premio Speciale della Giuria, e nel 2013 per La grande bellezza di Paolo Sorrentino, vincitore dell’Oscar 2014 al miglior film straniero.
È anche stato inserito dal New York Times al sesto posto tra i 25 migliori attori del XXI secolo e quest’anno è tornato a lavorare con Andò, dopo aver interpretato Pirandello precedentemente per il regista palermitano, nel film L’abbaglio.
Il trio de La stranezza del 2022, composto da Toni Servillo, Salvatore Ficarra e Valentino Picone, è ritornato nei cinema a gennaio 2025. L’opera di Andò è disponibile dal 1 maggio 2025 su Netflix per gli abbonati ed è uno spaccato sull’impresa dei Mille di Garibaldi in Sicilia, piuttosto sottovalutata dagli spettatori in sala.
L’ABBAGLIO, UNA DRAMEDY STORICA

Lo sbarco a Marsala in stile Salvate il soldato Ryan di Spielberg rende subito l’idea della dramedy, ovvero di una pellicola drammatica dai risvolti comici, con la fuga rocambolesca dei due disertori palermitani.
A precederla ci pensa la lunga attesa in mare delle navi da parte delle barche coi volontari da tutta Italia, pronti a salpare per liberare il Regno delle Due Sicilie.
IRONIA E DUE COMICI BRAVISSIMI ANCHE NEL DRAMMA
La cifra ironica del regista e sceneggiatore palermitano, che si avvale di un comparto tecnico di tutto rispetto oltre che di un ottimo cast artistico (montaggio, costumi, scenografia di gran pregio), percorre le 2 ore di film.
La storia è quella dei due soldati Tricò e Spitale, sotto il generale Vincenzo Orsini, che prima disertano e si perdono in una Sicilia ancora selvaggia e ancestrale, per poi tornare tra le fila garibaldine.
ECHI DE LA GRANDE GUERRA

La loro avventura attraversa conventi di suore, paesi messi a ferro e fuoco dalle truppe borboniche, per approdare a un finale che può ricordare la Grande Guerra di Monicelli (meno tragico, ma sempre amaro), sicuro film di riferimento per Andò nella regia e nella scrittura (la sceneggiatura porta le firme anche di Ugo Chiti e Massimo Gaudioso).
GIOVANI E IDEALISMO OTTOCENTESCO
L’idealismo di Vincenzo Giordano Orsini (interpretato da Servillo) e del suo giovane tenente vicentino Ragusin (Leonardo Maltese, visto in Il signore delle formiche e in Rapito) si scontra con il male atavico di una terra bella e potenzialmente ricca: l’aristocrazia più ignorante, corrotta e oscurantista d’Europa.
SU NETFLIX L’ITALIA UNITA TRA L’ABBAGLIO E IL NUOVO GATTOPARDO

Su Netflix a marzo 2025 ha debuttato anche la serie del Gattopardo, tratta dal romanzo di Tomasi di Lampedusa e ispirata al capolavoro di Visconti, ideale gemello sul tema storico de L’abbaglio.
I gattopardi siciliani fanno capolino nel decimo film di Andò attraverso i mafiosi pronti a collaborare col nuovo regime.
VECCHI E NUOVI PADRONI
“Col novo signore rimane l’antico” e “bisogna che tutto cambi, purché resti uguale”, recitano gli adagi manzoniani e lampedusiani.
Dure verità contro cui si scagliano sia il generale garibaldino nella finta marcia su Corleone, diversivo per distrarre i borbonici da Palermo, sia l’ingenuo tenente nordico, incapace di comprendere il pregiudizio veneto sui siciliani e sull’intero Mezzogiorno.
FINALE AMARO
L’abbaglio non possiede lo spirito revisionista di Noi Credevamo di Mario Martone, sempre a proposito dell’Unità d’Italia, ma non rinuncia alla sottile critica sulle sorti della Penisola e del Meridione, soprattutto nel finale.
La maschera rassegnata di Servillo, volto invecchiato dalle rughe e barba lunga e bianca, 20 anni dopo la spedizione dei Mille, dimostra quanto il Risorgimento si sia rivelato, di fatto, un grande abbaglio.
Foto di Amedeo Benestante






