In una recente serata, trascorsa a mangiare un’ottima pizza al centro storico di Napoli, ci siamo ritrovati a parlare in quattro, come nella migliore tradizione di Sex and the city (nemmeno a farlo apposta), di rapporti, frequentazioni ed età.
Un’amica, attualmente single e spesso in trasferta per lavoro a Roma, ci spiegava che per una donna della sua età, sebbene ancora sotto i 40, è diventato difficile trovare un coetaneo che sia interessato sinceramente a lei.
“I trentenni avanzati, per non parlare dei quarantenni, ormai cercano solo ragazzine ventenni”, era la sua conclusione. Che gli uomini siano interessati a donne più giovani è una storia antica come il mondo, che ha generato discussioni e polemiche di carattere socio-culturale, nonché sociologico, il più delle volte decontestualizzate dai secoli di quegli usi e costumi.
PROFETI E INTELLETTUALI

Basti pensare agli attacchi al profeta Maometto per le sue spose bambine, o agli imbrattamenti della statua di Indro Montanelli a Milano, reo di aver sposato – come era purtroppo prassi per l’epoca coloniale fascista -, una minorenne africana.
Nel caso di Francesca (nome di fantasia dell’amica in pizzeria) ovviamente la considerazione si fermava alla generazione Z e alle ragazze nate a fine anni ’90, colpevoli di rubare i coetanei a noi millennial.
Come se non bastasse l’età che avanza e la crisi economica che ci ha fregato già abbondantemente, dobbiamo confrontarci anche con questi emuli di Leonardo DiCaprio.
L’età
L’amore e la passione non hanno età, e può anche nascere un sentimento forte e duraturo tra due persone con una gran differenza di anni sulla carta d’identità (vedi il Presidente francese Macron e la sua Brigitte): nessuno lo mette in dubbio.

Ma non posso fare a meno di chiedermi: che ne sanno i 2000 di quello che ci piace, delle nostre passioni, della musica che ascoltavamo, dei film della nostra adolescenza, per non parlare delle serie tv? La risposta è niente, e non ci sono Netflix o Amazon Prime Video che tengano o consentano un aggiornamento praticamente impossibile.
Eccezion fatta per rari, rarissimi conoscitori di cantanti e pezzi che passavano in radio tra gli anni ’90 e i primi 2000 – e a febbraio già ne parlai nell’articolo su noi millennial -, solleticati anche da alcuni ritorni felici come quello di Paola & Chiara, quanti viaggiano sulla nostra stessa lunghezza d’onda?
La cultura
Maturità a parte, non è più appagante uscire, frequentare e magari iniziare una storia con un coetaneo o una coetanea che ha vissuto i nostri anni musicali, cinematografici, letterari?
In un vecchio e dimenticato film di Daniele Luchetti, Dillo con parole mie, una ragazzina provava in tutti i modi a usare il bagaglio culturale della zia per rimorchiare e portarsi a letto, in tenda su un’isola greca, il bel Enea, interpretato da Giampaolo Morelli. Il quale si sarebbe rivelato come l’ex della zia, in un turbine di equivoci linguistici, cinefili (Jules et Jim su tutti) e persino dolciari dall’esito scontato: i coetanei tornavano insieme sul bus e sulle note di Mina, mentre l’adolescente ne prendeva atto sulla nave di ritorno.
ANNI ’90

Sarà che ho un compagno con un solo anno di differenza, ma è impagabile condividere gli stessi ricordi dei film e dei cartoni della nostra infanzia, dalla Disney a Jurassic Park, passando per i telefilm che riempivano le nostre serate.
Scene come quella dei cerchi nell’acqua del bicchiere, generati dall’onda d’urto per l’arrivo del T-Rex nel film di Spielberg, o della cucina coi Velociraptor, sarebbero forse incomprensibili per uno nato negli anni zero.
Avril Lavigne e le Spice Girls risulterebbero delle diafane aliene, per non parlare di T’appartengo di Ambra e delle già citate sorelle Iezzi.
Blue degli Eiffel 65 è un cimelio dance per loro, mentre Too much for Heaven ricorderebbe solo il remix dei Boomdabash di qualche mese fa. Top of the Pops o i pomeriggi trascorsi davanti a MTV sarebbero etichettati come archeologia di fronte allo strapotere di Spotify. E noi definiti boomer, a nostra volta, ancorati come siamo al Titanic di James Cameron e al Diavolo veste Prada.
L’età dei ricordi
Eppure è proprio da quegli anni di musica iconica e film immortali che vengono i ricordi più belli da risvegliare insieme in un ritorno domenicale verso casa.
Capaci di regalare emozioni uniche e di dare valore a una storia. Una storia vera, non i 15 secondi di Instagram e Tiktok.
E sul primo le canzoni non sono nemmeno più disponibili dopo il mancato accordo SIAE – Meta.
In auto con cavo aux o Bluetooth invece sì. Ed è bellissimo ricantarle insieme, guardarsi negli occhi, sorridere e costruire il futuro col meglio del nostro passato.



