“Guarda, si muovono in branchi. Si muovono davvero in branchi”. Una settimana fa pensavo di chiudere questa rubrica e citavo anche la celebre battuta di Jurassic Park. Ma, come diceva uno dei vari Peter Parker/Spiderman susseguitisi sul grande schermo dagli anni 2000, a volte amo le promesse che non so mantenere.

L’idea di riprendere a parlare di sentimenti, mondo LGBTQIA+, rapporti e coming out mi è venuta dal ricordo di una recente affermazione del dinosauro Alessandro Sallusti in tv post elezioni locali. E dall’ascolto reiterato e piuttosto compulsivo di Mon Amour di Annalisa, passata anche per spezzoni e sketch parodici in rete sui social. Di cui non farò pubblicità, perché sono già abbastanza seguiti questi account di meme e caroselli vari.
Al netto dei quasi 700 mila euro di multa che l’ex concorrente di Amici di Maria De Filippi rischierebbe, se mai passasse la proposta di legge di Rampelli sulle sanzioni linguistiche esterofile in difesa della purezza italiana (mon amour, sexy boy, amour, garçon e dancefloor ripetuti a più riprese), il testo della canzone mi ha fatto riflettere sull’attualità e sui dinosauri italiani.
Il sauropode Sallusti tempo fa contrapponeva all’artificiosità del RAI Pride Sanremese, farcito di baci omosex e deviati, cantanti fluidi e testi trap ambigui, il paese reale: eterosessuale, sano, forte, che lavora e manda avanti la settima potenza economica mondiale.
Perché gay, trans, lesbiche e bisessuali sono notoriamente tutti percettori di reddito di cittadinanza o di rendite immobiliari e/o finanziarie. Tranne me, evidentemente.
Il punto è che la distanza dal paese reale non risiede tanto nello show sanremese o nei testi dei moderni beniamini canori, bensì nella percezione che i dinosauri di destra, tra i media e il governo, hanno della nazione. Molte cose che prima non si potevano dire ora trovano spazio. Molte persone vengono sempre più, sebbene a fatica, allo scoperto. Certe situazioni, intenzioni o fascini, per citare la signora ottuagenaria franco-ciociara testimone del mio ultimo coming out, sono tollerate. Abbiamo tanto da conquistare ancora, ma sicuramente ci sono margini di libertà e di accettazione più ampi. E questo avviene nel paese reale, fluido. Tra le mura domestiche, con genitori illuminati e sani (se si è fortunati, e sempre a patto di questo dono del cielo); a tavola tra amici accoppiati etero o single; nelle pizzate o spaghettate del dopo lavoro.
E ovviamente nella produzione artistica, letteraria, cinematografica e musicale. Che, pur essendo influenzata da mode e tendenze, parla e rispecchia lo stato d’animo della nazione. Stavo per dire mood ma ho corretto il tiro in tempo, per non cadere nell’inflazione anglosassone.

Ed è la seconda volta che sottolineo con nazione il concetto del Belpaese, per la gioia dei Friarielli d’Italia. Il testo di Mio amore – traduco per chi mastica poco il francese di Annalisa – parla proprio di un’infatuazione in discoteca, sulla pista.
Come ai tempi della canzone di Robyn Dancing on my own che descriveva la gelosia omosex per un etero che non ricambiava (un luogo dell’anima, ahimè, personalmente visitato spesso).
“Dovrei, non dovrei dirti che ho visto lei che bacia lui, che bacia lei, che bacia me, mon amour, amour”. Una donna canta il pezzo, e spiega che è lei poi a baciare la ragazza impegnata – precedentemente – in un bacio etero.
L’indizio saffico del ritornello è confermato da quel “Lei piace sia a me che a te“, e avvalorato poi dal “Disperata e anche leggera, vengo per rubarti la scena”. Più fluido di così si muore.
Come se non bastasse, l’interprete rincara la dose, promettendo: “Io farò una strage stasera”. E chiosando con una proposta ancora più audace e fluida: “Ehi garçon, ho un’idea”. Magari una cosa a tre. Beato lui.
C’è da aggiungere la mise androgina di Annalisa nel videoclip, simile alla Diane Keaton ultrafemminista ai red carpet degli Oscar degli anni d’oro: giacchetta, corpetto, gonna, camicia bianca, cravattino nero e tante carezze alle ragazze immobili come in un fermo immagine.
Non posso fare a meno di chiedermi: a che ora parte l’interrogazione parlamentare di Friarielli D’Italia? Il paese che ascolta codesta musica leggera, e che premia a Sanremo canzoni dal forte significato fluido come Due Vite di Marco Mengoni o la Brividi di Mahmood e Blanco, è davvero così monolitico come prospetta il brachiosauro Sallusti? E non sarà forse vera l’uscita a tavola della zia miope e zitella Elena Sofia Ricci in Mine Vaganti? “Da qualche parte ho sentito che metà della popolazione italiana è bisessuale“. Grazie zia, e non è solo il titolo di un vecchio b-movie erotico della commedia all’italiana.



