Da qualche giorno tiene banco la notizia secondo la quale Alessandra Mussolini avrebbe rifiutato il passaporto europeo perché privo del genere neutro o altro, e perciò poco inclusivo. Non è una fake news e nemmeno lo spunto per farne un meme, anche se nella mente di chi legge (per non parlare di chi scrive) ha preso subito forma la battuta di Mr Robot: “Non so nemmeno più cosa sia reale”.
Sì, sto parlando proprio di Alessandra, quella che porta il cognome di LUI, anzi LVI, il nonno famoso, e che alla difesa da parte del presidente del Senato La Russa dei busti del duce, ha subito replicato così: “Casa mia ne è piena”. E non avevo alcun dubbio sulla personale wunderkammer della Mussolini, ritratta solo due anni fa come una Winx arcobaleno in foto per sostenere il DDL Zan. Gesù Gesù.
Il termine tedesco è stato rispolverato recentemente dalla persona che sto frequentando, a proposito dell’affollato arredo di casa mia, e ci riporta a quel concetto del troppo che inizialmente stavo proponendo: troppo strano, troppo bello per essere vero, non sappiamo più cosa sia davvero reale. Quando si inizia una frequentazione, e se essa si rivela piacevole oltre ogni aspettativa, magari all’inizio si stenta a credere che sia una cosa reale. Forse un sogno, una visione onirica, ma non la realtà. Un po’ come passare dall’opposizione alla maggioranza, e governare è difficile. Siamo davvero “Pronti”?
Dobbiamo riabituarci alla normalità del bello, del piacere di stare insieme, di abbracciarci e fare rumore. E furore, per citare il ritorno di Paola e Chiara al Festival di Sanremo 2023. In questo periodo entrambe le cose mi sembrano fuori da qualsiasi categoria del reale: non mi sarei mai aspettato, a sei mesi dalla piccola reunion nel Corso Vittorio Emanuele di Milano, il ritorno ufficiale, de jure et de facto, del duo pop di fine anni ’90 e inizio 2000; così come non ero più abituato da anni a una frequentazione un po’ più stabile, costante e continua.
Decisamente più sana e meno volubile di quei pochi incontri e match nelle chat delle famigerate app di dating. Paola e Chiara che tornano al Teatro Ariston, io che frequento e sto benissimo con chi – forse – mi legge (lo spero) tra il link del sito e lo screenshot puntuale che pubblicherò sui canali social di Mangiamed.
Due varchi di luce in meno di un mese, “non so nemmeno più cosa sia vero o reale”. Il punto è che siamo troppo scottati da relazioni deludenti, e da amicizie impossibili da gestire, per credere alla bellezza della normalità, del sano confronto, del parlarsi senza volontà di supremazia o ragioni da contendere, come ricordavo nel primo articolo di questa rubrica, quello pilota, come si direbbe per le serie tv.
Non potevo fare a meno di chiedermi, e non posso ancora farne a meno: ma la normalità è andata fuori moda? Riformulo, perché normalità potrebbe contenere tracce residue di discriminazione: la felicità appartiene al multiverso e quindi è diventato un concetto di cui sappiamo pochissimo o quasi niente più, citando Doctor Strange?
In quale universo parallelo possiamo coltivare il diritto alla felicità, in quale galassia, anticipata persino da Giordano Bruno, siamo stati o siamo, oppure saremo davvero felici?
“La pista non è più buia, e l’ansia con te si annulla”, hanno cantato così le sorelle Iezzi nella seconda serata del festival. L’ansia è una compagna fedele, purtroppo, e lo sappiamo tutti, ma dobbiamo tentare, provare sempre a cacciarla via, perché “dentro ai tuoi occhi e nei nostri sguardi c’è un fuoco, una strobo, un riflesso di noi”. E “in questa notte di sole, amarsi e fare rumore, ballare senza fermarci più, come se fosse l’ultima canzone” sono probabilmente l’unico antidoto possibile. Perché “tutto quello che ci serve è un battito, e due milioni di parole non bastano per dirti cosa sei per me”.
Ora però mandiamo le sorelle e Amiche come prima all’Eurovision e nessuno si farà male. Poi ci sarà tempo per abituarsi alla nuova “egemonia del reale”, al Rinascimento 2.0 dei rapporti. Con la speranza di durare e arrivare fino al caldo, citando una frase che mi ha fatto sorridere. Alla Stagione insomma, quella bella, in cui sicuramente ascolteremo Furore, tra lidi, spiagge e pride (se prevarrà il coraggio di andarci sotto il solleone).
